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Tendinopatia rotulea

Tendinopatia rotulea,
La tendinite del ginocchio
 

http://www.fisioterapiarubiera.com/images/solo%20locali/©%20Sebastian%20ginocchio%20Kaulitzki%20-%20%20Fotolia.com.jpgIl tendine rotuleo origina dall’apice rotula e si inserisce sull’apofisi tibiale anteriore.
La sede più frequente di tendinopatia è sull’inserzione del tendine rotuleo prossimale o sulla tibia, non al centro del suo decorso.
L’età e l’uso determina alterazione delle fibre e questo favorisce lesioni; raramente capita di vedere l’infiammazione del tendine quadricipitale, che ha comunque una base degenerativa;

Attraverso la diagnostica strumentale (ecografia e RMN) si è messo in evidenza la presenza di microlesioni del tessuto tendineo e delle aree specifiche di degenerazione che, solitamente, si trovano in prossimità del punto d’inserzione osteo-tendineo.
Le cause più frequenti sono: l’esecuzione del gesto sportivo, la superficie di gioco, carichi di allenamento eccessivi o squilibri muscolari e fattori costituzionali.

Dopo i 30/40 anni è molto più frequente, infatti l’età associata all’usura comporta un’alterazione delle fibre e quindi si arriva più facilmente alla lesione.
Esistono solitamente tre stadi della patologia:
Al primo stadio il paziente avverte dolore dopo l’attività, ma porta a termine l’allenamento, qui non ci sono alterazioni anatomo-patologiche, il tendine è normale, compare solo un’alterazione del liquido sinoviale che è una condizione reversibile.
http://www.fisioterapiarubiera.com/images/solo%20locali/Tendine%20Rotuleo%20©%20axel%20kock%20-%20Fotolia.jpgAl secondo stadio, il dolore compare all’inizio dell’allenamento, il tendine si è gonfiato e siamo in presenza di infiltrato cellulare con infiammazione.
Questa condizione è reversibileeliminando la componente infiammatoria.
Dal punto di vista clinico la situazione più sfavorevole è la prima perché non si dà peso al dolore pensando che è dovuto solo alla stanchezza.
Il terzo stadio è permanente ed irreversibile, ormai si è instaurato un processo infiammatorio consolidato e Il tendine inizia ad essere scompaginato. Il tendine non avrà mai più l’elasticitàche lo caratterizzava, inoltre sarà probabile la cronicizzazione del problema.
Questo tipo di tendinopatia è recidivante e generalmente diventa cronica.
Esiste un terzo stadio avanzato in cui il dolore impone l’abbandono dell’attività sportiva, caratterizzato da tendine rigido e più sensibile con rischio di lesione.

 Il trattamento consiste in un primo approccio conservativo (medico e fkt); al fallimento del quale subentra l’ipotesi chirurgica ossia l’intervento consistente in scarificazione  del tendine, asportazione delle eventuali calcificazioni e uso di fattori di crescita per favorire il processo riparativo; (IMP!!)

Riabilitazione
La terapia nella fase acuta consiste in ghiaccio e riposo attivo, si fa di tutto per non immobilizzare uno sportivo, è consigliata un’attività alternativa tipo idroterapia o esercizi sull’arto non interessato da patologia.
Il bendaggio funzionale può essere utile e permette un ritorno alle gare precoce, fermo restando che è molto più indicato nel caso di patologie alla tibio-tarsica dove l’azione stabilizzatrice è decisamente migliore.

Si possono avere ottimi risultati con la la terapia manuale rimettendo dolcemente in asse la tibia con il perone o con la manipolazione miofasciale in cui si va a sciogliere dei ponti di collagene che si formano tra i muscoli (è come un accavallamento di muscoli)

Si possono usare una serie di terapie fisiche oltre alle infiltrazioni, ma è molto meglio evitarle per le conseguenze negative sull’articolazione.
Tecar ed ultrasuoni sono le terapie fisiche molto efficaci.

Nel post acuto (7-10gg dopo) si applica un bendaggio funzionale, successivamente si esegue un programma di stretching.
Il sovraccarico che ha provocato la lesione è di tipo eccentrico, quindi dopo 10 giorni è utile svolgere un lavoro eccentrico con sovraccarico progressivo.
Questi esercizi sono caratterizzati da contrazione in allungamento del muscolo, ad esempio durante una caduta a gambe piegate dopo un salto in cui il quadricipite si contrae per contrastare la forza di gravità, ma inevitabilmente si allunga sotto la spinta del peso corporeo.
Ci sono studi scientifici su questo tipo di contrazione i quali mostrano una maggior resistenza al carico ed un’efficacia maggiore rispetto al lavoro concentrico ed isometrico.
Si eseguirà anche lavoro concentrico con tante ripetizioni e bassa resistenza.

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